mercoledì 7 agosto 2013

Recensione AUDIOLEGEND - WE ARE INFINITY



Il primo desiderio che avverti quando decidi di scrivere di We Are Infinity è quello di riordinare. Sai di aver ascoltato qualcosa di interessante, che ha saputo coinvolgerti e divertirti, ma senti prima di tutto di dover mettere a fuoco l’immagine di questo promettente e scanzonato sestetto svizzero, della musica che propongono, dell’ambizione che dimostrano, o piuttosto della mancanza della stessa. Il sito ufficiale è pasticciato e confuso, scritto in abbondante tedesco al pari della pagina su Facebook, a testimonianza di un gruppo che, pur esprimendosi in inglese, non ha forse ancora ben chiara la potenzialità della propria comunicazione. Armato di Google Translator e di una buona dose di pazienza imparo allora che gli Audiolegend si formano nel 2008: i sei musicisti hanno tutti alle spalle esperienze significative (si citano ruoli di supporto a UDO, Gotthard, Soundgarden) e condividono l’obiettivo di suonare un rock moderno ma allo stesso tempo fedele alle radici, che possa rivolgersi ad un pubblico il più ampio possibile. Al buon intendimento seguono allora i fatti, con la pubblicazione di The Road (2011) e We Are Infinity. La volontà di piacere a tutti, proponendo rock in tutte le salse, è dunque l’insidia più grande alla quale gli svizzeri vanno incontro: il pericolo è quello di fornire una performance dalla personalità indecifrabile, dove il mestiere prevalga sulla passione, e l’intento compilativo - comune a molte tesi di laurea - si perda in un apprezzabile, ma poco longevo, esercizio di stile. Il disco si apre con un alternative sincopato e melodico, dai suoni classici, chitarre educate e cori femminili a dare al tutto un’atmosfera gioiosa e partecipata, alla The Commitments (1991). 




Si tratta di un inizio piacevole e di modesta personalità, scelto per il primo video promozionale estratto dall’album, efficace trampolino per le atmosfere più mature della seguente Firebird: la canzone ha una struttura robusta, chitarre che tra una strofa e l’altra sanno farsi più incisive ed un ritornello semplice ed anthemico, squisitamente rock come il breve assolo di chitarra che lo segue. Ci mettono poco, gli Audiolegend, a trovare minuto dopo minuto una loro dimensione, realizzando un equilibrio sempre cantabile fatto di ritmi ora lenti ora più veloci, voce pulita/rabbiosa alle prese con testi facili e facilmente comprensibili, dolci cori femminili e suoni privi di eccessivo dettaglio, ma pieni e pastosi per trasmettere il calore che basta. Panta Rei (Tutto scorre) avrebbe detto il filosofo Eraclito (535 a.C. – 475 a.C.), quasi riconoscendo il pregio principale del disco, che serve senza soluzione di continuità, e nel rispetto dei propositi iniziali, un campionario rock variamente assortito ma dal forte denominatore comune (l’impronta seventies di Soulmate, l’immediata attenzione ai chorus, durate relativamente brevi e costante tentazione acustica), con l’ulteriore pregio di non prendersi mai troppo sul serio (Rockstar). Applausi, motori rombanti, un filo di doppio pedale ed un riconoscibile “inglese-svizzero” colorano i singoli brani creando sorpresa e divertimento, entertainment nel senso più puro, elementi di un legame che si instaura con l’ascoltatore brano dopo brano, rafforzato dal convincimento che sul disco non c’è traccia di riempitivo né di canzoni che non abbiano nulla da dire: al contrario, qualità e potenza sembrano progressivamente aumentare, con una Heroes Time dal terzinato irresistibile, semplice e diretta, da mandare immediatamente a memoria – al pari della croccante ritmica di Your Life My Pain - come esempio di canzone ben riuscita. L’impressione che si ricava da tanta vitalità, frutto di un affiatamento tra musicisti che sembra di poter percepire, è quella di una band dalla grande potenzialità sul palco, tanta è l’energia immediatamente accessibile che la tracklist di We Are Infinity, nonostante un titolo simpaticamente pretenzioso, riesce a dispensare. Il confronto che mi sento di fare per descrivere la musica della band di Berna è con i miei amatissimi D-A-D, danesi che, dopo l’indimenticabile hard-rock di fine anni ottanta (non passa giorno senza che mi ritrovi a canticchiare il riff di Sleeping My Day Away, 1989) hanno saputo attualizzarsi, complice il passare degli anni, in nome di un rock più adulto e sfumato, auto-ironico e dignitoso, classico eppure alla ricerca dell’elemento (fosse un testo, un gioco di parole racchiuso in un titolo, un video bizzarro, una scenografia ricercata) che lo rendesse contemporaneo. Gli Audiolegend, nonostante un’età che immagino ancora giovane, sembrano già in grado di tirare le stesse somme, aspirando ad un modello frizzante eppure classico, ad un rock fuori dal tempo (penso anche agli Audrey Horne, dei quali ho recensito Youngblood per Metallized.it) ma contaminato quanto basta per conferirgli un tocco di contemporaneità. I limiti di un progetto simile coincidono però con i suoi stessi pregi: We Are Infinity si presenta infatti personale nell’esegetica premessa ma meno nell’esecuzione, riuscendo nell’intento di celebrare un rock universale, gradevole in ogni sua componente ma al quale potrebbe difettare quella complicazione in grado di nobilitarlo e che pur sembra alla portata di Grossrieder e compagni. Il disco cerca una conferma che ottiene fin troppo facilmente, creando un dubbio di classicità prefabbricata che richiede la complicità dell’ascoltatore, quasi fosse in un parco di divertimenti, per essere creduta fino in fondo. Il rimpianto più grande diventa allora quello della rinuncia ad un’ambizione maggiore in nome di un approccio professionale e conservativo, svizzero nel senso più stereotipato del termine, ancora troppo chiuso in se stesso come dimostra l’uso della madrelingua per la comunicazione online della band. L’immediata accessibilità dell’album lo rende un ascolto divertente e subito gratificante, ma preclude il piacere di un’ulteriore scoperta, di una lettura su più piani, di una comunicazione più profonda, di un riascolto ogni volta più attento che sappia rivelare un carattere nascosto, una sfaccettatura, una dark side of the moon ed un coraggio che We Are Infinity, per peccato di gioventù o espressa rinuncia, invece non possiede.

[6]

Rock, 2013

Sonic Revolution

Tracklist:
  1. We Are Infinity
  2. Firebird
  3. Rise
  4. Rockstar
  5. Heroes Time
  6. World City Life
  7. Soulmate
  8. Fairytale
  9. Your Life My Pain
  10. Stone Cold

Line-up:

Reto Grossrieder (Voce, Chitarra) 
Jan Peter Reinardt (Chitarra, Violoncello) 
Sandra Ulrich (Cori, Percussioni) 
Tanja Grossrieder (Cori, Percussioni)
Pascal Egger (Basso) 
Luca Weber (Batteria)

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