venerdì 28 dicembre 2012

Recensione cuffie PANASONIC RP-HTF890


Avendo da sempre nutrito una viscerale ammirazione per il marchio Panasonic, che a mio parere incarna alla perfezione doti ideali di basso profilo, innovazione-per-gradi ed affidabilità, mi sono interessato alle cuffie vendute dal produttore giapponese (Matsushita) sotto questo marchio, senza considerare altri prodotti - generalmente indirizzati alla categoria dei DJ - venduti invece sotto il nome Technics. Ho quindi trovato su alcuni forum e su Amazon dei commenti positivi sulle RP-HTF890, cuffie che hanno costituito per alcuni anni uno dei modelli di riferimento per il marchio. Le cuffie non sono di facile reperibilità (io le ho acquistate qualche tempo fa su eBay) ma è tuttora possibile ordinarle su Overstock.com all’indirizzo http://www.overstock.com/Electronics/Panasonic-RP-HTF890-Headphone/5993790/product.html al prezzo di €52.04 più spese di spedizione ed eventuali dazi doganali.


Le HTF890 si presentano in una confezione di classe, che sembra farne emergere l’immagine da una soffusa ed elegante penombra: in evidenza troviamo la scritta “Pro Monitor Series”, che ne indica la natura “Monitor” e la larghezza dei driver al neodimio utilizzati, con un “50mm” che spicca nella parte inferiore destra. Nella parte laterale della confezione ritroviamo gli stessi dati, completati dalla fotografia del connettore jack placcato in pregevole oro 24k, mentre il retro della scatola ospita una tabella in ben diciassette lingue con le caratteristiche tecniche principali del prodotto. Tre fotografie sottolineano l’impiego di un cavo rivestito in tessuto (che evita la formazione di fastidiosi grovigli), il comfort offerto dai cuscinetti auricolari e l’ingegnerizzazione dell’archetto superiore, che ne permette l’autoregolazione sulla testa dell’ascoltatore. 

Questi invece le specifiche tecniche:

Impedenza 50 Ohm
Sensibilità 105 dB
Risposta in frequenza 5 - 30.000 Hz
Peso 280 grammi

Si tratta di dati molto interessanti, soprattutto se correlati al prezzo di vendita, per cui la prova è tesa innanzitutto a valutare con quale carattere questi freddi dati verranno tradotti in musica. Una volta impugnate, le HTF890 trasmettono un’ottima impressione di solidità: ben assemblate e dall’aspetto sobrio nella loro colorazione argentata, le cuffie presentano alcuni elementi estetici di pregio, come i profili circolari cromati, i padiglioni in tessuto ben foderati ed il velluto utilizzato per rivestire l’archetto. Il peso appare adeguato per il tipo di cuffia e non sembra gravare troppo sulla testa dell’ascoltatore: il contatto tra altoparlanti ed orecchie appare ottimo, con i padiglioni auricolari che vengono avvolti completamente senza che venga effettuata su di essi una pressione eccessiva, a riprova di un meccanismo di autoregolazione che pare funzionare davvero a dovere. 

Per testare il suono delle Panasonic utilizzo come d’abitudine un setup low-cost composto da un notebook Compaq 6720s, equipaggiato con il chip AD1981HD di Analog Devices e Windows Media Player 11: l’amplificazione del segnale in uscita è invece affidata ad un amplificatore per cuffie marcato Miridiy, che utilizza un doppio canale digitale/analogico, grazie alla presenza di una valvola di tipo 6N11/ECC88 recentemente sostituita. Il battesimo (di fuoco) delle HTF890 avviene - appena estratte dalla scatola e senza che sia stato effettuato alcun periodo di burn-in - con un paio di brani tratti da Somewhere In Time, album pubblicato dagli Iron Maiden nel 1986 che si contraddistingue per le sonorità particolarmente moderne e cristalline. L’impatto con il file M4A di Heaven Can Wait non è però dei migliori, a causa di una riproduzione fredda, che restituisce in modo scolastico le varie frequenze senza che venga creata una convincente immagine di insieme. Laddove le mie Superlux HD668B di riferimento riuscivano a creare una scena sonora coesa e credibile, pulsante e senza apparenti “buchi” di frequenza, le Panasonic esaltano separatamente i piatti della batteria, le chitarre di Murray e Smith ed il basso di Harris, completando il quadretto in un modo che si potrebbe definire algebrico. Le frequenze medio-basse godono di una resa accentuata e meglio definita: le chitarre suonano brillanti e molto presenti, contemporaneamente veloci e musicali, fuse in modo armonioso con l’instancabile basso di Harris. I colpi sulla cassa di Nicko McBrain tendono invece a perdersi nella confusione generale, ed anche il lavoro jazzistico sui piatti viene riprodotto in modo artificioso, con una resa talvolta sibilante. 

Risultati più incoraggianti arrivano da Man On The Edge (The X Factor, 1995) con un tormentato Blaze Bayley alla voce: i suoni veraci del disco e la nasalità del cantato vanno più volentieri a braccetto col carattere adulto delle cuffie, che restituiscono un’immagine meno vivida e per questo più coerente con le atmosfere notturne (esemplare la bellissima 2 A.M.) del sottovalutato disco dei Maiden. Con Empire dei Queensryche (1990), riprodotto da CD, le cose vanno decisamente meglio: le Panasonic sembrano infatti riprendersi brillantemente dall’avvio sottotono con una performance senz’altro più compatta e coerente. Il miglioramento è evidente nella maggiore autorità ritmica riconosciuta alla batteria e nel ritrovato feeling della voce, mentre rimane soddisfacente il modo con cui i suoni di chitarra si fondono nel sottobosco con quelli del basso. Alla parte, da sempre molto suggestiva, in cui sulla scena ci sono solo batteria, chitarra e voce effettata manca solamente una resa cristallina degli alti (charleston chiuso, in particolare) per un risultato che possa davvero superare le aspettative: in Hand On Heart le Panasonic dimostrano infatti di sapere come regalare corpo e spessore, senza distorcere anche quando sollecitate a volumi più impegnativi. Il suono gode di una buona sensazione di spazialità, con le chitarre che in questo brano sembrano provenire - con discrezione - da distanze più lontane rispetto al punto d’ascolto. 

Attenuare l’uscita delle frequenze più alte, operando un volontario “taglio” che sia il più delicato e ponderato possibile, contribuisce a migliorare la prestazione delle cuffie: il suono che si ottiene è meno brillante e leggermente più opaco, ma affatica meno e trasmette una sensazione di maturità che dopo alcuni ascolti si riesce ad apprezzare, perchè più in linea con l’ambizioso carattere di queste cuffie. Costruite in Cina, le HTF si apprezzano maggiormente quando sollecitate (poco) con atmosfere più soffuse, come Gangster Blues dei Mattafix: in questi casi si apprezza la coerenza musicale della resa, la mancanza di distorsione, la pienezza e la discreta spazialità dei suoni, senza che ci si debba aspettare quell’esplosione alla quale la Panasonic paiono refrattarie. Twist In My Sobriety di Tanita Tikaram è la canzone perfetta per esemplificare il concetto, con il suo incedere allo stesso tempo fascinoso e cantilenante. Il quadro sonoro è sufficientemente profondo da risultare credibile, il tappeto di tastiere è presente senza irruenza, e gli alti smorzati cedono volentieri alla voce le fioche luci della ribalta. Il basso elettronico di Push And Shove dei No Doubt (CD, 2012) è misurato e musicale, potente senza sopraffare le voci ed i numerosi effetti che colorano ogni momento della canzone: la riproduzione di questo pop appare corretta pur senza coinvolgere eccessivamente, a causa di una dinamica compromessa che non permette al suono di spiccare il volo al momento del ritornello come, se non altro per debolezza dell’animo umano, si vorrebbe. Le voci nel finale tendono a stratificarsi appiattendosi, confermando una gestione meccanica, poco femminile, dei momenti più colorati: la voce di Gwen Stefani in Easy suona nasale e parzialmente inespressa (proprio come quella di Cesare Cremonini ne Il Comico), con gli echi che si affievoliscono sul fondo come se le Panasonic non riuscissero ad abbracciarne lo spettro e comprenderne l’intensità emotiva. 

Gli effetti della “sottrazione” operata dalle RP-HTF890 si fanno più evidenti nelle canzoni che dovrebbero poter contare su linee melodiche più sinuose, come Heaven: una riproduzione poco attenta al feeling di questi brani ne penalizza sicuramente l’emozione espressa, introducendo un’elaborazione, una distanza tra musica ed ascoltatore che rende più difficile perdersi tra le note. Le Superlux HD668B riescono ad abbandonarsi con maggiore facilità al flusso, regalando una performance forse più ingenua e meno controllata, ma fresca e piacevole sia sotto il profilo del trasporto quanto quello della pura spontaneità. Il suono delle Superlux è vibrante e riesce ad aprirsi, stimolando una sorta di compiaciuto e complice sorriso, laddove quello delle Panasonic prosegue per la propria strada nonostante le giovani sollecitazioni di Suburban Knights degli Hard-Fi, The Showdown di Allen-Lande e My Twin dei Katatonia, secondo un compassato concetto di riproduzione monitor persino troppo intransigente. 

I racconti di What I Am (Edie Brickell, 1988) mettono a maggiore agio le HTF, che ne assicurano una trasposizione fedele e misurata, senza eccessi: nè troppo femminile nè troppo dinamica, nè tantomeno ammiccante, la canzone suona come un insieme coerente ma fine a se stesso, come se alla bravura dei musicisti fosse stata - è un’espressione un po’ forte ma che rende l'idea - tolta l’anima. 

Ripromettendomi di concedere un secondo e terzo ascolto alle RP-HTF890, dopo averle rodate per qualche decina di ore con la speranza di renderle più accondiscendenti, devo però rilevare come questa prima valutazione si concentri sulla discrepanza tra le specifiche tecniche di queste cuffie e la loro effettiva resa alla prova dei fatti. Le cuffie di Panasonic hanno infatti un carattere ben preciso che, in virtù del tanto sbandierato carattere monitor, le rende poco disponibili a concedersi alla musica, seguendone lo scorrere e partecipandone ai moti. Al contrario, queste cuffie tendono a suonare sempre eccessivamente misurate in rapporto al dettaglio - solo discreto, per quanto riguarda soprattutto le frequenze medio/alte - offerto dalla coppia dei pur generosi trasduttori. Presentazione del prodotto, cura costruttiva ed ambizione non vanno insomma di pari passo con una riproduzione corretta ma che non entusiasma, per l’incapacità delle HTF890 di cogliere ed esaltare il dettaglio con intelligenza ed umanità insieme.

PRO
- Ottima presentazione del prodotto
- Assenza di distorsione anche a volumi elevati
- Riproduzione coerente e senso di autorità

CONTRO
- Ambizioni eccessive per la fascia di prodotto
- Dettaglio e dinamica poco convincenti
- Musicalità solo con certi generi

VOTO 68/100

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