sabato 11 agosto 2012

Recensione VANADIUM | CORRUPTION OF INNOCENCE

Ascolto metal da venticinque anni abbondanti, tra i miei primi vinili ricordo Walls Of Jericho degli Helloween in un'oscura edizione canadese (Banzai Records), Somewhere In Time acquistato perché mi piaceva la copertina, Fighting The World dei Manowar perché c'era dentro Carry On e pure Shout At The Devil dei Motley Crue, che mi turbava per la brutta faccia di Mick Mars e la carica erotica piuttosto ambigua di Nikki Sixx, che a me adolescente -così su due piedi, diciamo- sembrava pure una bella ragazza. Tanti anni di militanza non hanno però coinciso, per un destino beffardo cinico e baro, con una conoscenza uniforme, o vagamente esaustiva dell'universo rock: potrei citare a memoria la discografia dei D:A:D (strepitosi a Wacken, a proposito) o tanti testi degli Almighty, disquisire con fare dotto e moderatamente antipatico di Roxy Blue, Tyketto, Little Angels, Motorhead e Love/Hate, ed al tempo stesso esibire il più imbarazzante dei silenzi, come Fantozzi al cospetto della salopette dell'imponente intellettuale Franchino (che fece invaghire la Pina), se mi venisse chiesto di nomi sacri come i Kiss, per fare un esempio, band che suppongo emergente ed alla quale dedicherò il primo ascolto a breve, con tutta l'emozione del caso. Con la stessa colpevole vergogna, ed assicurandomi di premere bene le ginocchia sui ceci, affinché ne rimangano persistenti le impronte sulla carne, il mio destino musicale non ha mai voluto che incrociassi la figura di Pino Scotto e dei Vanadium, eppure nomi storici del metallo nostrano. Il che non è necessariamente un male, dal momento che l'ascolto e la valutazione di Corruption Of Innocence potranno avvenire in un clima asettico da reparto di malattie infettive, scevro di considerazioni sulla personalità straripante del personaggio ospite di Chiambretti, o negli studi di Rock TV.
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